A fine marzo abbiamo visto come sarebbe stato opportuno investire un 5% del patrimonio in un ETC sull’oro, supponendo un ulteriore rafforzamento delle sue quotazioni nei mesi successivi, per tutta una serie di motivazioni.
A distanza di poco più di sei mesi, le quotazioni dell’oro si sono invece indebolite di un 7/8%.
Le motivazioni di allora, tuttavia, legate per lo più alla prima economia mondiale rappresentata dagli Stati Uniti d’America, sono ancora tutte valide ed altre vi si sono aggiunte. Vediamo di riepilogarle sinteticamente.
1) Il buon andamento dell’economia americana e le inevitabili ripercussioni sui prezzi dei prodotti e soprattutto sul costo del lavoro, stanno facendo aumentare l’inflazione, anche se un rallentamento si è visto con l’inizio dell’autunno.
2) Il debito pubblico americano continua a salire ed insieme ad esso, continua a salire il debito per i prestiti agli studenti americani garantiti dallo Stato.
3) La spesa per le assicurazioni sociali sta superando le entrate, con la concausa dei programmi Medicare e Medicaid, voluti dall’ex presidente Obama e tanto osteggiati dall’attuale presidente Trump.
4) Oltre al debito pubblico, sta salendo sempre più il debito delle imprese, che si attesta ormai a circa il 45% del prodotto interno lordo. Perché se è vero che ci sono aziende che scoppiano di salute, quali quelle della tecnologia (Apple in primis) o dei consumi (Amazon sopra tutte), evidentemente il tessuto industriale è formato anche da aziende con minore capacità di generare liquidità. Anche nel 2008, l’anno della crisi finanziaria e del fallimento di Lehman Brothers, e nel 2001, l’anno della scoppio della bolla delle aziende tecnologiche, si raggiunse un livello di indebitamento così alto.
4) I prestiti a leva, secondo il Wall Street Journal, sono di nuovi a livelli molto alti, 1.600 miliardi di dollari, e le nuove emissioni avrebbero superato quelle emesse nel 2007, anno precedente lo scoppio della bolla finanziaria.
5) Diverse società della borsa americana, il 14,6%, secondo uno studio del Grant’s Interest Rate Observer sarebbero già oggi incapaci di pagare gli interessi passivi con l’utile lordo generato. Nel quarto trimestre 2007, ancora una volta l’anno precedente lo scoppia della crisi finanziaria, questa percentuale era pari al 5,7%.
Pertanto, sommando il debito pubblico federale, il debito per i prestiti agli studenti e il debito delle imprese, si toccherebbero i 50.000 miliardi di dollari, pari a due volte e mezzo il prodotto interno lordo USA e superiore del 25% all’importo complessivo raggiunto prima dello scoppio della crisi finanziaria del 2008.
A ciò vanno aggiunti tutte le fonti di preoccupazione esterne agli Stati Uniti d’America: le tensioni commerciali tra USA e Cina, le preoccupazioni per la Brexit e per il debito pubblico italiano, l’aumento del prezzo del petrolio, il rallentamento della crescita della seconda economia mondiale, quella cinese.
Alla luce di tutte queste considerazioni venerdì scorso abbiamo incrementato l’investimento sull’oro, portandolo al 10% dei portafogli, comprando un ETC aperto al rischio di cambio euro/dollaro e vendendo l’altro ETC che avevamo preso a marzo, chiuso al rischio di cambio euro/dollaro, che abbiamo visto patire quando, a parità di quotazioni dell’oro, il dollaro si è apprezzato nei confronti dell’euro.
Sperando di sbagliarmi, questa maggiore esposizione all’oro, pur consapevole del fatto che non paga cedole, dovrebbe tutelare i portafogli in caso di ulteriore peggioramento della situazione a livello mondiale.
Per ogni considerazione non esitate a contattarci.