Oggi parte l’OPA Pirelli spa, per concludersi il prossimo 28/9, salvo proroga o chiusura anticipata. Vediamola dal punto di vista di un Consulente Finanziario Autonomo e non con gli occhi del banchiere/promotore finanziario, purtroppo incentivato dalle commissioni di collocamento che possono arrivare fino al 2,25%.
Innanzitutto si tratta di un’OPA (Offerta Pubblica di Acquisto) e non di un’OPS (Offerta Pubblica di Sottoscrizione). La differenza consiste nel fatto che non siamo di fronte ad un’offerta volta ad effettuare un aumento di capitale per rafforzare patrimonialmente l’azienda, ma siamo semplicemente di fronte ad un’offerta con la quale gli attuali azionisti dell’azienda intendono vendere una parte delle loro azioni, al fine di quotare in borsa l’azienda stessa e darle ancor maggior visibilità a livello globale.
L’offerta consiste in 350.000.000 di azioni, pari al 35% del numero totale di azioni in cui è suddiviso il capitale sociale di Pirelli spa. Le azioni si possono sottoscrivere in pacchetti da minimo 500 azioni e multipli, con un massimo di 5.000 azioni. Il prezzo sarà compreso tra un minimo di 6,3 ed un massimo di 8,3 € ad azione. Il prezzo sarà reso noto entro due giorni lavorativi dalla chiusura dell’OPA. Il pagamento delle azioni è previsto per il 4/10.
Premesso ciò, le principali considerazioni da fare sono legate alle finalità dell’offerta e al prezzo di vendita. In merito alle finalità, in genere preferisco un’offerta volta alla sottoscrizione di un aumento di capitale per rafforzare patrimonialmente l’azienda e fornirle quindi i mezzi finanziari per crescere ulteriormente, piuttosto che un’offerta volta semplicemente a vendere parte delle sue azioni da parte del proprietario/proprietari. Per quanto riguarda invece il prezzo di vendita, si può leggere dalla Nota Informativa a pagina 25, che la sottoscrizione delle azioni risulterebbe più onerosa rispetto alla media delle società comparabili e correlate, in quanto il rapporto P/E (rapporto prezzo dell’azione/utili generati dall’azienda) relativo al 2016, sia considerando il prezzo massimo che quello minimo di offerta, sarebbe superiore rispetto al P/E dei competitors.
In base a questa brevissima analisi, ritengo quindi caro il prezzo al quale gli attuali azionisti intendono vendere parte del loro gioiellino.